L'età giovane. Il giovane Ahmed cerca di dare ordine al mondo rifugiandosi nell'Islam più radicale.

di EMILIANO BAGLIO 06/11/2019 ARTE E SPETTACOLO
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Ahmed (Idir Ben Addi) è un adolescente e come tanti suoi coetanei vive tutto in maniera estrema e totalizzante.

Solo che, da qualche tempo, la passione che brucia il ragazzo è quella nei confronti della sua religione; l’Islam.

Seguendo le orme di un suo cugino “martire” e gli insegnamenti del suo Imam, Ahmed si convince che la sua insegnate, nonostante lo abbia aiutato a superare la dislessia, sia il nemico da abbattere solo perché vuole tenere un corso pomeridiano nel quale insegnare l’arabo moderno usando le canzoni.

Lo stile dei fratelli Dardenne è da sempre lo stesso, immutabile nel tempo.

Telecamera a mano che segue i personaggi, spesso ripresi di spalle, standogli costantemente addosso, il più vicino possibile.

Lo stesso dicasi delle loro storie che, quasi sempre, iniziano in medias res e si chiudono con finali aperti.

Il risultato sono opere nervose e spigolose, attraversate da un continuo senso di ansia e precarietà, nelle quali lo sguardo dello spettatore è continuamente frustrato dall’impossibilità di vedere ciò che accade intorno ai protagonisti; come nel finale di questo L’età giovane nel quale ci chiediamo cosa provochi lo strano rumore che si sente.

I loro film sono vere e proprie esperienze di apnea visiva che spesso ci mettono a disagio; tuttavia i due cineasti non hanno mai voluto impartirci lezioni di alcun tipo.

I fratelli Dardenne non vogliono mai farci la morale, piuttosto ci raccontano pezzi di realtà, con il loro stile verista ed urticante, con piena fiducia nel fatto che ciò sia sufficiente alla comprensione.

In tal senso L’età giovane è sicuramente un film che rischia di essere frainteso e che venga letto come una presa di posizione nei confronti dell’Islam più radicale.

In realtà, come tanti adolescenti, Ahmed cerca di dare un senso ad un mondo che gli sfugge e crede di trovare risposta nella religione.

A nulla valgono le parole dette dalla famiglia (in particolare dalla madre) o dalla sua insegnate, Ahmed sprofonda sempre più in una spirale di auto convincimento e radicalizzazione religiosa sino a compiere l’inenarrabile.

È a questo punto però che il suo tentativo di trovare un ordine nel mondo vacilla.

La causa scatenante sarà l’incontro con una ragazza, Lousie (Victoria Bluck) e la nascita di un reciproco sentimento di attrazione.

A questo punto nasce il problema di come conciliare le proprie pulsioni con i dogmi che il ragazzo si è autoimposto.

Messo dinnanzi ai propri desideri Ahmed si trova spiazzato, impossibilitato a riportare ordine nel caos.

L’unica soluzione sembra essere allora cercare disperatamente e nuovamente rifugio nella religione, portare a compimento l’atto che lo ossessiona; come se facendo ciò tutto possa tornare finalmente al proprio posto riacquistando un senso.

L’età giovane dunque non è tanto un film sulla radicalizzazione islamica o religiosa in generale, ma una sorta di indagine sull’inconciliabilità tra i dogmi religiosi e la vita reale calata nella fragile psiche di un ragazzo che non riesce più a trovare dei punti fermi ai quali aggrapparsi e decide dunque di affidarsi ad una fede cieca e sorda.

Per i Dardenne la risposta alla confusione del nostro presente, non può essere questa.

Se il sangue ed il martirio non sono una soluzione l’unica speranza è in quella mano tesa finale, solo la pietà e l’umanità possono essere una valida alternativa al sonno della ragione.

 

EMILIANO BAGLIO


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